La corsa tecnologica non risparmia i produttori di inverter che negli anni recenti hanno raggiunto prestazioni di efficienza prima insperate, raggiungendo valori del 98-98,5%.
Per gli inverter di stringa la tendenza nel breve e medio termine è di dotarli della possibilità di collegarvi le batterie e di ridurre ancor di più l’autoconsumo e le perdite interne, utilizzando anche semiconduttori innovativi del tipo SiC e GaN.
Stringhe più lunghe costi inferiori
Per gli inverter per grandi impianti, la tendenza è di innalzare la tensione di ingresso a 1.500V.
Questo consente di realizzare stringhe più lunghe, con conseguente riduzione dei costi di connessione e quadristica, e di puntare ancora ad un miglioramento dell’efficienza.
Un’altro aspetto che l’innalzamento della tensione favorisce è la possibilità di aumentare il rapporto di potenza DC/AC che va a vantaggio della costanza della potenza prodotta anche per considerevoli variazioni dell’irraggiamento.
Risparmio fino al 10%
Un impianto correttamente dimensionato per la tensione di 1.500V può portare ad un risparmio fino al 10% del costo (BoS).
Un mercato già consolidato inverter a 1.500V
Questo tipo di inverter è indicato per gli impianti di taglia medio-grande e si è già affermato in paesi come il Medio Oriente ed il Nord Africa, ma si sta diffondendo anche in Europa e USA.
Nel 2018 sono stati prodotti inverter a 1.500V di taglia medio-grande per un 50% del totale.
Non è solo l’inverter che dovrà consentire una tensione in ingresso di 1,5kV, ma anche i componenti esterni, a partire dai moduli fotovoltaici, dai fusibili e interruttori, dovranno essere coordinati.
Materiali utilizzati negli inverter fotovoltaici
- (SiC) carburo di silicio
- (GaN) nitruro di gallio
Questi materiali innovativi solo da pochi anni sono prodotti su scala industriale e vengono anche impiegati nei convertitori degli inverter fotovoltaici.
I vantaggi ottenibili da questi materiali sono una frequenza di impiego maggiore, quindi minori perdite e minor volume dell’inverter.