L’emergenza sanitaria portata dalla pandemia del corona virus ha generato uno shock sociale ed economico globale: il riequilibrio dell’assetto economico non può prescindere da un equilibrio ambientale e sociale; questo quanto emerge da un recente report realizzato dal Centro Studi di Confindustria.
Piano di investimenti per realizzare l’European Green Deal
L’Europa deve necessariamente lanciare un poderoso piano di investimenti per realizzare la transizione green (l’European Green Deal), ancor di più oggi, dopo COVID-19, per dare un impulso significativo all’economia EU.
Gli investimenti che si realizzeranno in questa direzione saranno ripagati dai benefici dei risparmi nella bolletta energetica fossile, nello sviluppo di tecnologico, nel benessere dei cittadini e nella mitigazione dei rischi dei cambiamenti climatici.
Uno sforzo mondiale per un cambiamento di rotta nelle emissioni inquinanti
È importante notare che la medesima strada deve essere intrapresa da tutti i paesi del mondo perché gli sforzi della sola Europa non sarebbero sufficienti ad imprimere un cambiamento di rotta nelle emissioni inquinanti e a ridurre il riscaldamento globale.
In Italia sviluppato il PNIEC – Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima
C’è da sottolineare che l’Italia, nel suo piccolo, ha sviluppato un piano, il “Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima”, che prevede una riduzione del 43% dei consumi di energia primaria al 2030 che, secondo le stime di Confindustria, comporta una serie di investimenti per un ammontare complessivo di circa 220 miliardi di euro.
La lotta ai cambiamenti climatici è fondamentalmente la lotta alle emissioni di gas clima alteranti, in primis l’anidride carbonica (CO2), in modo da contenere l’innalzamento della temperatura media globale all’interno di quei fatidici 1,5°C al 2100, rispetto ai valori medi di inizio del 1900 (concordati nel famoso accordo di Parigi del 2015).
Quali le nazioni con maggior peso nell’emissione di gas serra
Le nazioni di maggior peso nell’emissioni di gas serra sono la Cina (26%) e gli Stati Uniti (13%), seguiti dall’Europa (9%), India (7%) e Russia (5%); di queste nazioni, non tutte si sono impegnate fattivamente e concretamente alla riduzione di questi valori: in termini di variazione delle emissioni di CO2, cresciute globalmente dal 1990 al 2017 del 60%.
L’Europa ha registrato un -18% mentre altre nazioni hanno apportato incrementi, come ad esempio: USA e Canada + 9%, Giappone +48%, Cina +343%, India +309%.